mercoledì 22 agosto 2012

Sistema zonale - parte quarta


Nei post precedenti ho introdotto alcuni concetti fondamentali del sistema zonale: l'esposimetro e le sue stranezze, la scala tonale ed infine il concetto di previsualizzazione. Gli esempi riportati sono stati comunque molto semplici e un po' irrealistici.

La domanda che sarà, spero, rimasta nell'aria dovrebbe dunque essere: ma nella vita fotografica di tutti i giorni, con una scena complessa, come lo uso sto sistema zonale? Cerchiamo dunque di affrontare l'esposizione di qualcosa di più complesso. La fotografia riportata in apertura é qualcosa che tutti potremmo aver voglia o necessità di fotografare (?).

Il primo passo da compiere é sicuramente decidere l'inquadratura: fatto.
Il secondo passo e' decidere cosa mettere a fuoco e con che profondità di campo: fatto anche questo.

A questo punto dobbiamo decidere l'esposizione e per farlo, volendoci avvalere del sistema zonale, dobbiamo osservare accuratamente la scena:

Abbiamo una strada, asfaltata. Per la precisione si tratta di una pista ciclabile, poco importa. Sulla sinistra, in ombra, abbiamo un muretto basso dalla texture interessante, sormontato da una vegetazione abbastanza fitta. La strada guida gli occhi verso la campata di un piccolo ponte di pietra, che occupa il quarto in alto a destra dell'inquadratura. La strada prosegue verso uno sfondo poco importante, almeno per noi. Uno spicchio di cielo, senza nuvole, occupa una porzione di spazio non trascurabile ed in una posizione abbastanza importante dell'immagine.

Insomma la classica foto quasi insignificante, come se ne vedono tante, che mi pare adatta a questa spiegazione.

Possiamo ora misurare, singolarmente, i valori esposimetrici degli elementi presenti all'interno dell'inquadratura.

Per farlo dobbiamo avvalerci di un esposimetro in grado di effettuare letture 'spot', tutti gli esposimetri moderni sono in grado di farlo, ognuno vada a pescarsi il manuale della fotocamera per capire come. In pratica e' una modalità di funzionamento in cui l'esposimetro restituisce una lettura relativa ad un'area molto piccola della scena inquadrata.

Tanto per cominciare imposto un tempo di esposizione di 1/125 di secondo, giusto come valore di riferimento. A questo punto, con l'esposimetro in modalità 'spot', leggo il valore di diaframma per ciascuna delle zone più interessanti, ottenendo:

1) Muretto in ombra: F/4

2) Vegetazione sopra il muretto: F/8

3) Asfalto della pista: F/11

4) Struttura del ponte, illuminata direttamente dal sole: F/14

5) Porzione di cielo: F/16


La prima cosa che imparo da quest'analisi é l'estensione della gamma tonale della scena: da un minimo di F/4 nella zona in ombra a un massimo di F/16 per la zona più chiara. Sono 4 diaframmi, sicuramente all'interno della gamma dinamica del sensore che sto utilizzando.

Riuscirò quindi ad ottenere un'esposizione adatta a riprendere, con il dovuto dettaglio, tutti gli elementi scelti. Questo non significa che non ci saranno elementi nell'inquadratura troppo scuri o troppo chiari per essere registrati dal sensore, significa solo che tutti gli elementi da me considerati importanti lo saranno. O meglio lo potranno essere se avrò scelto opportunamente il diaframma di ripresa.

Per curiosità ho effettuato due scatti di prova che mostrano come risulterebbe l'immagine catturata utilizzando i valori di esposizione ricavati per i due estremi della gamma tonale della scena.

Esponendo a F/4 come evidente anche dall'istogramma, tutta la scena risulta sovraesposta, ben lontana dalla realtà e, se per questo, anche dalla mia previsualizzazione della foto.



Lo scatto effettuato a F/16 è apparentemente migliore e più vicino alla mia idea, ma è palesemente sottoesposto e privo di dettagli utilizzabili nelle ombre, cosa che lo renderebbe assolutamente da scartare.

La mia idea era di avere informazioni utilizzabili nel muretto in ombra, con dettagli scuri, ma ben leggibili. La vegetazione, nelle aree illuminate, dovrà essere chiara ma non voglio che attiri troppo l'attenzione. L'asfalto dovrà essere reso in modo naturale, con la trama ben leggibile. Il cielo non dovrà essere bruciato e, infine, la muratura del ponte dovra essere chiara ma con dettagli perfettamente leggibili.

Parlando per zone voglio quindi ottenere la seguente mappatura:

1) Muretto in ombra: Zona II - III

2) Vegetazione sopra il muretto, Zona V (mediamente, è chiaro che ci saranno grosse escursioni)

3) Asfalto: Zona VI-VII

4) Struttura del ponte, parte illuminata: Zona VII

5) Cielo: Zona VII - VIII

A questo punto la scelta è ricaduta per un'esposizione a F/8.

Il motivo della scelta si deve attribuire alla volontà di preservare i dettagli nella parte in ombra del muretto. Difatti con un diaframma impostato a F/8 ( quindi il diaframma della Zona V per questo scatto) il muretto, misurato a F/4 (dunque due diaframmi più buio), ricadrà in zona III, preservandone i dettagli, come da progetto.

Non si deve invece essere indotti a pensare che la scelta di usare il diaframma a F/8 sia dovuto al fatto che la vegetazione, che per inciso volevamo in Zona V. Il fatto che la scelta del diaframma ci porti automaticamente la vegetazione in zona V e' più che altro una coincidenza.

I dettagli nelle ombre e nelle alte luci sono sempre critici, ma in questo scatto il più critico sarebbe stato proprio il dettaglio nelle ombre. Ecco la ragione della scelta: si deve sempre valutare la scelta del diaframma con l'obiettivo di avere dettagli utilizzabili nelle aree critiche dell'immagine.

Per quanto riguarda le zone più chiare dell'immagine non ce ne siamo preoccupati troppo avendo precedentemente stabilito che la gamma tonale dell'immagine era ben contenuta (4 stop) nella latitudine di posa del sensore, e non avremmo avuto aree chiave affette da importante perdita di dettaglio.

E' importante ricordare che nella fotografia digitale le aree chiare dell'immagine presenteno la maggior parte delle informazioni (in senso informatico) dell'immagine, è quindi preferibile esporre di modo da avere esposte correttamente (o addirittura leggermente sovraesposte) le aree scure, e regolare l'esposizione di quelle chiare in post-produzione.

Con un'esposizione a F/8 abbiamo dunque:

1) Zona III (F/8 -2 stop = F/4) - quasi come desiderato (vogliamo si estenda in zona II).

2) Zona V (F/8 valore impostato e dunque di riferimento per la zona V) - come desiderato.

3) Zona VI (F/8 + 1 stop = F/11) - leggermente più scuro del voluto (vogliamo si estenda in zona VII).

4) Zona VI - VII (F/8 +2 stop = F/16) - leggermente più scuro del voluto (la differenza tra l'F/14 misurato e l'F/16 della zona VII è  minima).

5) Zona VII  (F/8 + 2 stop = F/16) - come desiderato, o appena un po' più scuro, l'importante è che non sia bruciato.




L'istogramma dello scatto effettuato a F/8 mostra come non ci siano aree troppo scure o troppo chiare per essere lavorate.

Incidentalmente l'esposizione a F/8 richiede a questo punto poco lavoro per essere ricondotta alla nostra previsualizzazione della scena: basterà una leggera bruciatura del muretto in ombra, per scurirlo un po'.

Con lo strumento curve sarà poi semplice aggiustare leggermente il tono dell'asfalto e della struttura del ponte. Potremo poi, infine, lavorare ancora qua e la selettivamente sul contrasto: sicuri, se non esageriamo, di avere tutte le informazioni che ci servono per non generare rumore o artefatti. Potremo poi infine giocare con i livelli per ottenere la giusta quantità di neri (le ombre profonde) e di bianchi (la segnaletica sull'asfalto), dove ci interessa più il tono che il dettaglio.

L'esempio era semplice, ma dovrebbe aver chiarito il concetto. Per la cronaca, l'esposimetro della macchina aveva suggerito un F/7.1, che sarebbe andato bene quanto il nostro F/8: dopotutto spesso la fotocamera ragiona bene quanto noi (e se non bene quanto noi, almeno più velocemente)...indubbiamente però se avete avuto la pazienza di leggere fino a qui, avrete di sicuro anche la pazienza per fare qualche esperimento con questo sistema.